Lavorano nelle carceri, nella Polizia nei Carabinieri e nelle Forze Armate, ma anche in ambulatori all'interno di fabbriche o di grandi aziende nei centri di villeggiatura o nelle compagnie aeree e di navigazione.
Sono circa diecimila gli infermieri inseriti in settori lavorativi diversi da quello più tipico del Servizio sanitario nazionale o della sanità privata.
Gli infermieri "arruolati" operano nei Policlinici militari e sono presenti tra i Carabinieri, nella Polizia, nell'esercito, nella Marina e nell'Aeronautica.
Durante i periodi bellici gli infermieri svolgono una funzione assolutamente primaria, come abbiamo potuto verificare anche in tempi purtroppo molto recenti in Paesi vicini al nostro.
Una volta inseriti nelle strutture operative gli infermieri concorrono, tra l'altro, alla selezione per l'idoneità alla leva, valutando gli aspetti fisico-psico-attitudinali delle reclute; si occupano dell'applicazione delle norme igienico-profilattiche e di evitare la diffusione delle malattie infettive nelle caserme.
Una realtà "dura" quella delle carceri, dove per operare fattivamente è richiesta una grande forza di carattere, una specifica preparazione psicologica e ottime motivazioni da ricondursi sostanzialmente alla solitarietà.
Dal punto di vista clinico la popolazione carceraria soffre di una alta incidenza di patologie infettive (AIDS, tubercolosi), in coincidenza con una forte presenza di tossicodipendenti.
Emergency e Medici senza frontiere sono due iniziative finalmente molto note ed apprezzate.
Vero centro vitale del Premio Nobel per la pace del 1999 sono proprio gli infermieri, così come lo sono in diverse strutture governative che si occupano di cooperazione e sviluppo.
L'infermiere, nei Paesi del Terzo Mondo è il vero punto di riferimento nella gestione dei servizi sanitari. Sovente è anche l'unico responsabile delle attività in ambulatorio o in qualche ospedale rurale.
I compiti a cui è chiamato un infermiere all'interno delle organizzazioni umanitarie sono certamente quelli dell'assistenza ma anche della promozione della salute, della prevenzione e quello assolutamente strategico della formazione del personale locale.
Agli infermieri volontari sono richieste, oltre a una certa esperienza professionale, specializzazioni in medicina tropicale e/o sanità pubblica e la conoscenza di almeno una lingua straniera (inglese o francese).
A questi requisiti "tecnici" devono ovviamente accompagnarsi un'ottima capacità di adattamento e propensione al lavoro di gruppo, flessibilità e capacità di affrontare situazioni di emergenza.