È naturale che la cronica mancanza di infermieri vada a discapito della qualità dell'assistenza: viceversa ogni assistito ha ragione di attendersi il massimo delle cure e attenzioni dovute.
Ecco perché la qualità delle prestazioni deve oramai scaturire da una altissima formazione e da una professionalità che solo un corso di laurea può garantire, così da far pesare il meno possibile la carenza numerica.
Il buon cuore e l'intraprendenza non possono ovviamente essere sufficienti: essere infermieri non vuol certo dire rincuorare la gente che soffre, bensì intervenire con tempismo e competenza in casi di urgenza e rendere la migliore possibile la qualità della vita dei pazienti ricoverati in ospedali sempre pi affollati.
Essere infermieri richiede anche notevoli doti morali e di autocontrollo, capaci di sostenere l'innegabile bagaglio di pressioni psicologiche ed emotive alle quali è sovente sottoposto e dalle quali riceve, per, altrettanti benefici in termini di crescita personale.
Solitamente una forte motivazione e le gratificazioni che si ricevono dagli assistiti, sono la chiave per fare di questo lavoro una fonte di soddisfazioni a cui, poi, diventa difficile rinunciare, contribuendo, inoltre, a favorire gli esiti delle terapie.
Essere infermiere significa assumere il ruolo di professionista della salute. Una figura che accompagna la persona dalla sua nascita sino al momento pi estremo, lungo tutto il corso della vita.
L'infermiere opera in ospedale ma anche a domicilio, segue tutta la famiglia senza distinzione di sesso o di etnie li assiste tanto dal punto di vista clinico quanto da quello psicologico.
È forse il professionista più vicino alla gente, colui che meglio la conosce e la aiuta. Una figura insostituibile e preziosa, che ora è ancora più qualificata ed utile ai suoi simili.